L’unica, irripetibile natura della musica suonata dal vivo è centrale per la comprensione della bellezza espressiva e dell’irresistibile onestà dell’arte di Grigory Sokolov. Le poetiche interpretazioni del gigante della tastiera russo, che prendono vita durante l’esecuzione con un’intensità mistica, scaturiscono dalla profonda conoscenza delle opere che fanno parte del suo vasto repertorio. Schivo e antidivo per eccellenza, nei suoi recital pianistici Sokolov trascende il mero virtuosismo per immergersi nella musica con la sua ipnotica spontaneità raccogliendo ovunque trionfali accoglienze dal pubblico e dalla critica.
Dopo un intervallo di sei anni, il leggendario pianista di San Pietroburgo, artista esclusivo Deutsche Grammophon che ha raggiunto fama mondiale vincendo il Concorso Čajkovskij di Mosca a soli sedici anni, torna al Lingotto in un attesissimo recital, realizzato per la prima volta in collaborazione con Unione Musicale (che lo ospitò in stagione nel 2017).
Dedicato al suo repertorio più caro l’impaginato della serata: dai Quattro Duetti BWV 802-805, ispirati ai quattro elementi naturali (aria, terra, acqua e fuoco) che Johann Sebastian Bach inserì nella terza parte della Clavier-Übung (1739), alla Partita n. 2 in do minore BWV 826, seconda di un gruppo di Sei Partite che occupano la prima parte (1731) della celebre raccolta per tastiera del genio di Lipsia; dalla lievità galante della Sonata n. 13 in si bemolle maggiore KV 333/315c che Mozart compose durante il terzo soggiorno parigino nel 1778 al breve ma intensissimo Adagio in si minore KV 540 (1788), gemma isolata del suo catalogo più maturo in questa tonalità.
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